Rezension über:

Lorenzo Tanzini (a cura di): Narrare la crisi. Economia e vita religiosa nelle trasformazioni dell’Italia del Trecento (= I libri di Viella; 458), Roma: viella 2023, 230 S., ISBN 979-12-5469-381-0, EUR 27,00
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Rezension von:
Enrico Fusaroli Casadei
Università di Bologna
Redaktionelle Betreuung:
Ralf Lützelschwab
Empfohlene Zitierweise:
Enrico Fusaroli Casadei: Rezension von: Lorenzo Tanzini (a cura di): Narrare la crisi. Economia e vita religiosa nelle trasformazioni dell’Italia del Trecento, Roma: viella 2023, in: sehepunkte 24 (2024), Nr. 4 [15.04.2024], URL: https://www.sehepunkte.de
/2024/04/38665.html


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Lorenzo Tanzini (a cura di): Narrare la crisi

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Il volume curato da Lorenzo Tanzini raccoglie i primi risultati di un più ampio progetto di ricerca promosso dall'università di Cagliari, volto a indagare le molteplici valenze del concetto di "crisi", in una prospettiva cronologica estesa sino al Novecento. Tale indagine si sviluppa lungo due binari paralleli: da un lato rintracciando, nelle fonti storiche, le costruzioni narrative e i modelli interpretativi miranti a proporre, di fronte a congiunture sfavorevoli, determinate letture degli eventi e la conseguente adozione di strategie di risposta; dall'altro lato analizzando l'impiego della categoria di "crisi" nella riflessione storiografica. [1]

Questa raccolta di studi si focalizza sulla storia della penisola italiana lungo il Trecento, il secolo relativamente al quale, come sottolinea Tanzini in sede introduttiva (7), la categoria della "crisi" ha conosciuto l'impiego più pervasivo. Gli otto contributi si articolano nel volume secondo una struttura bipartita, corrispondente a due distinte aree d'indagine: storia economica e storia religiosa. La scelta è motivata dalla comune necessità di superare una lettura storiografica del Trecento appiattita tra i poli "positivi" dei secoli XIII e XV, nonché dall'intento di valorizzare maggiormente gli intrecci tra i due ambiti di studio (8). Del resto, l'assenza di uno specifico focus sulla storia politica è compensata dalla forte attenzione, costante lungo tutto il volume, alle iniziative e alla progettualità dei poteri laici ed ecclesiastici, nella loro dialettica con gli spazi economici e con i modelli di vita religiosa.

Tale impostazione è chiaramente percepibile nel primo contributo, di Marco Giacchetto, che indaga le strategie adottate dai vertici istituzionali del comune di Siena di fronte alla difficile congiuntura economica del pieno e tardo Trecento. Ne emerge un quadro di estrema flessibilità, motivato dalla ricerca pragmatica di risposte a questioni (contrazione demografica, sostegno alle attività artigianali, afflusso di merci e di materie prime) le cui soluzioni appaiono non di rado in reciproca contraddizione, nonché in dialogo con alcuni settori fondamentali della politica comunale, dalla fiscalità ai rapporti con la vicina potenza fiorentina.

Anche Elena Maccioni, prendendo in esame l'evoluzione delle forme e delle sedi della giustizia mercantile, insiste sul legame profondo tra scambi economici, diplomazia internazionale e sperimentazione istituzionale, in uno scenario non limitato alle maggiori città italiane a vocazione commerciale, ma allargato alle esperienze del Midi francese e della Corona d'Aragona. Se, in tale contesto, le coeve narrazioni volte a rappresentare scenari di "crisi" risultano in parte strumentali alla creazione di istituzioni adeguate alla grande espansione commerciale dei secoli XIII-XIV, nel contributo di Tommaso Vidal esse risultano invece del tutto assenti, cedendo il posto alle "micro-crisi quotidiane" (78) dei mercanti fiorentini operanti nell'Italia nordorientale, caratterizzata da una dinamica locale di crescita economica e di integrazione sociale. Passando poi sul versante della storia agraria, Francesco Violante pone l'accento sul graduale adattamento delle forme di conduzione della terra alla difficile congiuntura economica e politica del Mezzogiorno italiano, a partire dal tardo Duecento.

Aprendo la sezione dedicata alla storia religiosa, il contributo di Fabrizio Pagnoni prende in esame gli episcopati di area lombarda sotto il profilo patrimoniale, andando a costituire così un ideale anello di congiunzione con la prima parte del volume. In contrasto con una lettura convenzionale ancora troppo spesso ancorata a un'indistinta nozione di decadenza, dall'analisi emerge lo sforzo delle strutture diocesane di dotarsi di più efficienti pratiche amministrative, visibile sia nel più attento monitoraggio delle prassi gestionali correnti, sia nell'elaborazione di nuove tipologie documentarie e nella selezione del personale curiale. Tale linea interpretativa risulta in sostanziale accordo con quella di Riccardo Parmeggiani, il quale, ampliando il quadro anche alle dimensioni pastorale e politica dell'azione vescovile, rileva un orientamento "schiettamente pratico" (218) dei presuli trecenteschi, alla ricerca di prassi di governo in grado di far fronte alle nuove sfide poste non soltanto dai locali poteri laici, ma anche dalla forte spinta centralizzatrice della Sede Apostolica.

Sul versante degli Ordini regolari, Francesco Borghero dimostra come l'autorità dell'abate generale di Vallombrosa, rafforzata da nuovi strumenti di raccordo tra centro e periferia, nonché dal ricorso alla professionalità notarile, sia riuscita a intervenire con notevole capillarità di fronte alla crisi demografica e patrimoniale attraversata dal monachesimo vallombrosano nel secondo Trecento. Un protagonismo ancora maggiore dell'autorità centrale dell'Ordine emerge infine dallo studio di Cécile Caby, dedicato ai Camaldolesi: in questo caso, l'autorità abbaziale si distinse per l'elaborazione di strumenti documentari (lettere, registri contabili, liste) di notevole raffinatezza, nonché per l'efficiente gestione centralizzata sia delle criticità demografiche e patrimoniali, sia della contribuzione fiscale dei singoli monasteri.

Volendo proporre alcune osservazioni generali, il volume si dimostra efficace principalmente nello stimolare una riflessione critica sulle trasformazioni dell'Italia trecentesca e sul tradizionale paradigma della "crisi", mediante l'attenzione ai singoli contesti territoriali e il solido ancoraggio alle fonti documentarie. Pur non mirando a proporre in modo organico nuove tesi interpretative, dai vari casi di studio emerge con nettezza un tratto comune, costituito dal costante sforzo, messo in campo dagli individui e dalle istituzioni del XIV secolo, di razionalizzare gli scenari di crisi e di risolvere i medesimi tramite la sperimentazione di innovative modalità gestionali, elaborate da un lato raffinando i coordinamenti gerarchici tra livelli istituzionali, dall'altro innovando le tipologie documentarie ereditate dalla tradizione duecentesca. Si tratta senz'altro di spunti di forte rilievo, da estendere in futuro ad altre aree della Penisola.

Infine, anche il tema delle forme comunicative adottate dai contemporanei nell'interpretazione (razionale o emotiva) di congiunture avverse costituisce una prospettiva di ricerca assai significativa: se è vero, come opportunamente sottolinea il curatore nell'introduzione al volume, che sarebbe anacronistico ricercare nelle fonti trecentesche un concetto di "crisi" nella sua accezione moderna (9), nondimeno ulteriori indagini circa le categorie interpretative, gli indirizzi valutativi, le immagini e il lessico utilizzati per descrivere tali realtà permetteranno di cogliere e di valorizzare pienamente, nel loro spessore culturale, le multiformi strategie evidenziate dal dato documentario.


Nota:

[1] Il progetto Narrating the crisis: how western societies represented, rationalised and solved emergency situations from the late Middle Ages to the 20th century, finanziato dalla Fondazione di Sardegna (Annualità 2020), ha portato alla pubblicazione di altri due volumi: Narrare la crisi 2. L'Italia dal primo dopoguerra alla marcia su Roma (1919-1922), a cura di M. Pignotti, Roma, Viella, 2024; Narrare la crisi 3. Storia e storiografia in Italia fra tardo medioevo ed età contemporanea, a cura di N. Bazzano e S. Tognetti, Roma, Viella, 2024.

Enrico Fusaroli Casadei